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Il gatto con gli occhi a mandorla

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Il gatto con gli occhi a mandorla Empty Il gatto con gli occhi a mandorla

Messaggio Da contepaolo Lun Ago 12, 2013 3:54 pm

Mi scuso per la lunghezza...

C’era una volta un mugnaio con tre figli,un asino, un gatto mongolo e poche centinaia d’euro. Oramai vecchio, il mugnaio, con i suoi 105 anni e 72 di contributi lavorativi, decise che di lì a poco le forze le sarebbero definitivamente mancate. Fece testamento. Era giunta l’ora che il figlio maggiore, che aveva 60 anni, entrasse nel mondo del lavoro. E a lui lasciò il mulino. Al secondogenito lasciò l’asino, al terzo il gatto dagli occhi a mandorla.Primo e secondogenito furono felici – Farò del mulino un agriturismo – disse il proprietario. – E il mio asino farà da attrazione – disse il fratello. Costituirono una società. Il terzo fratello rimase solo con il gatto mongolo, lo scrutò bene. Sei – gli disse – uno fra i miliardi di gatti esistenti nella terra, e per giunta con per occhi due fessure. Mi fissi sempre - continuò – ma nemmeno so se ci vedi. Beh, forse è meglio tu sia cieco così da non notare il colorito poco invitante di ciò che ti faccio mangiare. Ma non ho soldi per il gurmet -. – Si sente più che si vede che non hai soldi per il gurmet – rispose il gatto un po’ balbettando. – Ecco, nemmeno bene parli, che fortuna! Se lo sapevo che stavi così, alla tua nascita ti annegavo nel fiume o, meglio ti tiravo il collo -. Il gatto sì toccò il collo, inghiottì e poi, avvicinandosi a lui, gli cinse, sorridendo, una mano attorno alla vita così dicendogli: - Dai, forza amico mio, ti aiuterò io. Diventerai ricco. E poi non avrai più problemi poiché bello lo sei già -. – Ammazza. – disse l’uomo guardandosi allo specchio – le hai tutte: cieco, parli male e sei pure bugiardo – Entrambi, dopo attimi di perplessità, si misero a ridere. – Una bicicletta, mi serva una bicicletta! – disse il gatto danzando, ma con mosse lente, quasi fosse un rito, attorno al suo padrone – e fra tre mesi sarai ricco. – L’uomo rise – se vai in bicicletta come balbetti quando parli non farai tanta strada gatto mongolo – L’animale, continuando a danzare disse: mio padrone, non sono mongolo, ma Down - . – Ok – rispose l’altro incamminandosi verso il garage per prendere la bicicletta – Sei Down ma non farai molta strada lo stesso -. Dal garage estrasse una bicicletta. Non era delle più moderne, ma la ripulì, né sgrassò la catena e la porse al gatto. – Aiutami a salirci – fece questo. L’aiutò e dopo un breve tratto percorsogli accanto, lo lasciò solo. Due pedalate, che sembravano durare un eternità e cadde rovinosamente. Si rimise in sella, stavolta senza l’aiuto del padrone che s’era girato dalla parte opposto per non assistere all’ennesima disastrosa caduta. Nessun rumore di ferraglia che picchiava sul selciato di lì a poco senti. E quando si girò il gatto era sparito. Poco dopo se lo vide arrivare da dietro. Pedalava con un andatura lenta ma costante, sicura, sorridendogli. E risparì per spuntargli da dietro sempre con la gioia negli occhi, salutandolo con una delle due zampe che tenevano il manubrio. Al passaggio successivo lo salutò con entrambe le zampe che tenevano altrimenti il manubrio. Poi lo vide passare con solo la ruota posteriore rotolante sul selciato. Al girò successivo arrestò la corsa dinnanzi all’uomo e gli disse: - Imparo in fretta, vero?! – La mattina seguente partì all’alba. Entrò da un lattaio e chiese d’essere assunto. Quello lo guardò – Ma sei un gatto mongolo, che vuoi fare? -. – Portare il latte! – rispose quello. Assunto. Caricò le bottiglie di latte, e via a consegnarle. Dapprima la gente lo guardava meravigliata, poi sempre più allegra, divertita per le acrobazie lente ma stupefacenti di quel gatto mongolo con la bicicletta. Un giorno capitò che una signora gli diede più soldi di quel che effettivamente gli spettavano. Il gatto se ne accorse, tornò indietro facendo presente l’errore alla donna. – Ah è vero, scusami. Voi mongoli siete onesti. – Il gatto fece presente alla donna che non era mongolo ma Down – Ah, scusa di nuovo. In effetti è vero, i mongoli non sono intelligente come voi Down -. Un altro giorno il lattaio disse al suo curioso dipendente che all’indomani avrebbe dovuto iniziare all’alba il suo turno di lavoro per una consegna speciale, lontana – Al re -. Agghindato a festa, con bicicletta brillante più del solito, il gatto partì per il castello del Re l’indomani sul fare del giorno. Al castello arrivò piroettando con il suo scintillante mezzo e la gente che lo incontrava lo guardava ammirata.- Ahah un gatto mongolo in bicicletta che mi porta il latte. Non ci posso credere, è una bufala -. – Certo – rispose sorridente il gatto – Oltre al latte le ho portato anche la mozzarella di bufala che fa il mio padrone, il Marchese Cordenons -. Quello l’assaggiò. – Buona – esclamò – con un po’ di olio d’oliva diverrebbe ottima gatto mongolo -. .- Sire, io non sono un gatto mongolo, sono un gatto Down – disse il gatto congedandosi dal nobile. – Che gatto curioso, e che acrobazie che fa papà.. Chi è? – Chiese la principessa Marina entrando nella stanza del padre -. E’ il nuovo garzone del lattaio – fece questi, aggiungendo una sonora risata. Nel frattempo il gatto tornò in città, finì il suo turno ed invece di fare rientro a casa busso al più vicino oleificio. – Potrei lavorare per voi – chiese al proprietario. E quello – Non abbiamo topi, ma se ne avessimo ci affideremmo all’assistenza d’un gatto normale, non d’uno mongolo –.Provvidenza volle che passò di lì, più veloce della luce, un topolino. Il gatto lo agguantò al volo .- Non avete topi eh – il proprietario non potendo negare l’evidenza: - Ok gatto mongolo, sei assunto, ma nel turno di notte, così nessuno ti vedrà, - Non sono mongolo, sono Down e voglio imbottigliare l’olio – disse il gatto. - E già, pure i gatti hanno un nome proprio al giorno d’oggi. Va bene. Se vai in bicicletta come ti ho visto arrivare perché non puoi imbottigliare il mio ottimo olio, Down. Ma se ci saranno dei topi provvederai ad eliminarli, vero? Il gatto andò a casa soddisfatto. Il giorno appresso prima fece il turno di lavoro dal lattaio poi all’oleificio. Così per mesi. Fino a quando una notte all’oleificio successe l’inghippo. Si ruppe l’unico camioncino di lì a poco disponibile per le consegne a domicilio. Il gatto sentì il padrone lamentarsi prendendo a calci il mezzo. – Proprio questa notte dovevi romperti, maledetto. Domani c’è una consegna importante da fare e qui ho solo te -. Allora il gatto si avvicinò al padrone: - Vado io a farla la consegna – gli disse sorridendo. – E come ci vai – fece l’altro – in bicicletta? -. – E’ l’unico mezzo che ho – disse con naturalezza il gatto. – animale delle pulizie, imbottigliatore e ora anche corriere – ribatté sorridendo il padrone – ma ci sto. Qua la zampa, Down. – C’è solo una cosa che non capisco. Come mai da quando qui ci sei te i topi aumentano! -. Alle sei del mattino precise il gatto partì per la sua meta. C’erano da consegnare cento bottiglie dell’olio più scivoloso al palato del paese, così amava definirlo chi lo produceva, ad una casa di riposo dove passava i suoi ultimi anni un vecchietto illustre perché era stato per molti lustri il servo del Re in persona. Ovviamente la meta del gatto fu tutt’altra: il castello del coronato non prima di avere fatto tappa dal lattaio per chiedergli un giorno di riposo. Glielo poteva rifiutare? Certo che no, facendo di più. Regalando a lui dieci mozzarelle di bufala. Sapeva che ne andava ghiotto. E non solo lui. Partì di gran lena alla volta del castello. Il viaggio fu più faticoso del primo demerito mozzarelle e olio, ma fischiettando arrivò alla meta. Appena il Re lo vide si mise di buon umore: - Vieni, entra pure gatto mong..ehm Down vero? E’ così che ti chiami. -. – Buongiorno sire – iniziò il gatto – le ho portato le mozzarelle -. - . Grazie – rispose il coronato – ne assaggerò subito una con sopra un po’ di vino bianco. Il mio vino è profumato e leggero quanto l’olio d’oliva – e tirò fuori la bottiglia di vino. – Non dubito della bontà e leggerezza del Vostro vino – ribatté il gatto togliendo dalla borsa le bottiglie d’olio – Ma questo secondo me è più appropriato. Glielo manda, assieme alle mozzarelle, il mio padrone: il Marchese Cordenons.-. Il re guardò la bottiglia: - Olio d’oliva. Perfetto! – E così dicendo lo versò sulla mozzarella facendone un sol boccone. – Eccellente spuntino di mezzo mattino – esclamò il Re inghiottita la leccornia. E proseguì – Ma dimmi gatto, nelle carte del regno non ho trovato nessun marchese che si chiama Cordenons e che ha un gatto brillante come te di nome Down -. – Si, si – disse nel frattempo la figlia del coronato entrando ove erano – Dicci come mai un marchese che fa delle ottime mozzarelle non è citato nelle nostre carte e tu, dal nome straniero, nemmeno – Il gatto ebbe la risposta veloce: -. Il mio padrone – disse .- ha ereditato il titolo da poco tempo, in quanto a me porto questo nome perché ho tale sindrome: la Sindrome di Down – Finì quella frase in tono trionfalistico. – Sei malato, quindi. Non si direbbe – esclamò la figlia girandogli attorno e osservandolo minuziosamente. – Sei troppo giovane figlia mia per conoscere il mondo – la rincuorò il Re accarezzandola, aggiungendo – io l’avevo capito subito che era mongolo -. – Down, mio caro e bello Re – lo interruppe con un sorriso ma con altrettanta fermezza il gatto. – E in che cosa consiste la Sindrome di Down? No, aspetta prima di dirmelo: figlia mia chiama lo scrivano di corte. Non voglio morire ignorante e nemmeno il mio popolo voglio faccia la mia fine.-. Chiamato lo scrivano di corte il gatto iniziò la spiegazione di tale sindrome. - La sindrome di Down è una malformazione congenita dovuta ad un'anomalia cromosomica, infatti nell’animale o persona affetta si riscontra la presenza di 3 cromosomi 21 anziché 2. – disse il gatto con tono esperto. – Uffa, io non ci ho capito granché – sentenziò sconsolata la principessa Marina -. - Sei di nuovo troppo giovane figlia mia per conoscere il mondo. Su Down, spiega in parole semplici cosa comporta avere tale malattia - . – Non mi sento malato – disse il gatto prendendo a danzare per la stanza, ho solo un cromosoma in più! - - Si, ma non lo vede nessuno – replicò la figlia ridendo – Dove lo tieni nascosto? - - Principessa – rispose amorevolmente il gatto - Una persona o un animale con Sindrome di Down presenta fin dalla nascita delle lievi anomalie del cranio, vedi? – indicò la testa - del volto con occhi leggermente a mandorla, delle orecchie generalmente piccole, della bocca anch’essa poco pronunciata, con la lingua d’un volume superiore alla norma e delle mani associate ad una modesta riduzione del tono muscolare. – e così dicendo si toccò ogni parte descritta per mostrare tali anomalie – Boh – sbottò la principessa – per me, se non fosse per gli occhi a mandorla, assomiglieresti a tutti gli altri gatti che ho visto -. – Ti ringrazio principessa – si ringalluzzì il gatto – ma talvolta a queste anomalie si associano un modesto deficit dell'accrescimento, un ritardo dello sviluppo motorio e del linguaggio ed un ritardo mentale moderato o severo. – E per questo che vai così bene in bicicletta? – Scoppiò a ridere il re. – Ora che so come si chiama il tuo padrone e so cosa vuol dire il tuo nome, Down, nel pomeriggio voglio venire personalmente a ringraziarlo -. Sentito questo il gatto fu felice e con la scusa che il lavoro lo aspettava si congedò così dal coronato: - sono certo che il marchese sarebbe onorato di conoscere tutta la vostra famiglia sua Altezza -. – Non sarà difficile accontentarlo poiché la mia famiglia conta sola sulla Principessa e mia figlia adora la mozzarella fatta dal Marchese -.. – Vero papà – l’interruppe lei – Aspettateci! -Videro il gatto sparire in sella alla due ruote omaggiandoli con sensazionali piroette. La strada del ritorno fu dedicata alla meditazione, con breve sosta alla casa di riposo per consegnare le rimanenti cinquanta bottiglie. Aveva fatto una spartizione equa senza favoritismi di classe sociale alcuna. Tanto olio ai ricchi quanto ai poveri. All’oleificio arrivò col solito fare allegro e scanzonato. – Tutto è filato liscio – gli chiese il proprietario -. – Come l’olio – rise lui e gli diede i soldi della consegna – aggiungendone la metà di tasca propria. Dovrebbe essere un buon investimento, pensò. Il capo partì poi a grande velocità con il mezzo a motore che nel frattempo era stato aggiustato. – Che burlone il nostro capo – disse il gatto ai dipendenti fuori – Mentre entravo nel suo ufficio stava chiedendo alla segretaria se fosse stato depositato il contratto di acquisto dell’oleificio da parte del Marchese Cordenons perché lui vuole scivolare non più sull’olio ma in pensione. – Davvero ha venduto? – chiesero guardandosi fra loro i dipendenti preoccupati: - Ma no – rispose il gatto – poi mi ha detto di non preoccuparmi perché si trattava di uno scherzo, ma anzi di prepararmi perché ben presto mi avrebbe trasferito, merito la mia bravura, in un altro dei suoi stabilimenti promuovendomi a capo reparto -. I dipendenti, guardandosi maggiormente preoccupati, asserirono e salutarono il felino che saltando in bicicletta si allontanò beato verso il lattaio. Non molto tempo dopo dinnanzi agli stessi si trovò la vettura reale. Il re scese il finestrino così chiedendo: - Di chi è questo oleificio? -.. I dipendente con coralità perfetta: - Del Marchese Cordenons – La principessa, seduta accanto al padre, lo guardò e assieme ammirarono l’imponente edificio riprendendo il loro cammino. Nel frattempo il gatto aveva fatto tappa dal lattaio, che era fuori a far le consegne e aveva lasciato lo stabile al giovane dipendente, e a casa. Dal lattaio disse al dipendente: - Dì al marchese Cordenons che domani mattina inizierò il mio turno con un ora di anticipo vista la bontà sua nel concedermi oggi un giorno di ferie - . – Il capo è un Marchese! – Si disse stupito il giovane: .- Certo, ma lo so solo io e adesso te, non vuole si sappia in giro - e gli strizzò l’occhio. La porta dell’edificio del latte non ebbe il tempo di chiudersi e il gatto quasi di sparire con il suo ciclo che il ragazzo ebbe due clienti speciali: la principessa e Sua Maestà: - Ragazzo – disse il Re– sono nel posto giusto? E’ questa la latteria del Marchese Cordenons -. Il ragazzo lo guardò estasiato: - Si Sire. E’ questa -. – Ahahah – cominciò a ridere di gusto – bene, allora dammi subito cento delle sue squisite mozzarelle di bufala. - Il ragazzo lavorò a lungo per incartare cento mozzarelle di bufala . Giornata fortunata, pensò, per il Marchese. Una volta consegnate al Re, quello, per mezzo del suo autista, pagò e se ne andò alla volta del presunto blasonato e del suo incredibile gatto che per il giovane era solo un mongoloide che non sapeva tenere un segreto! Non poterono sbagliare indirizzopoiché l’animale aveva sapientemente lasciato ben in vista la sua bicicletta divenuta, assieme a lui, famosa in paese e oltre. Con gli ultimi soldi che gli erano rimasti, l’amico peloso aveva vestito di tutto punto il suo padrone con un gessato scuro e scarpe in tinta, tant’è che quello a stento si era riconosciuto guardandosi allo specchio. Aveva provveduto a fare scorta di mozzarelle di bufala , olio e altre prelibatezze che qualcuno gli donava quando andava a fare le consegne a domicilio. I quattro, terminati i convenevoli, si misero a tavola. Fra il presunto Marchese e la principessa scoccò il colpo di fulmine. Alla principessa piacevano i giovani semplice e che amavano gli animali, soprattutto quelli speciali. E Down lo era. Bastava vedere con che occhi guardava il suo padrone, tagliati. Ma in quelle fessure v’era presente tutto l’amore e la dedizione del mondo. Il Re capendo cosa stava succedendo, tirò fuori la cartina del regno per assegnare al futuro genero la proprietà della terra ove si trovavano la latteria e l’oleificio. Consultando la cartina esclamò – come si asciugano presto questi nuovi inchiostri, guardate – ed indicò la data in cui era stata stampata la cartina – è fresca di stampa -.. Trovò l’oleificio e la latteria a nome del Marchese Cordenons nell’istante esatto in cui il Marchese e la principessa si diedero la mano. Del gatto non si seppe più nulla ma tutti in paese per sempre seppero cosa significasse nascere con 3 cromosomi 21 anziché 2. I bimbi lo iniziarono a studiare a scuola per volere dello stesso re, i grandi lo impararono vedendo nascere e crescere il figlio del Marchese e della principessa, Down.

paolo

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Messaggio Da alalilla Lun Ago 12, 2013 10:07 pm

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Ultima modifica di alalilla il Ven Ago 16, 2013 3:05 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da fradaga Mar Ago 13, 2013 8:42 am

paolo... confesso che non sono andato oltre la terza riga.. se me ne fai una versione da twitter te ne sarei grato..Very Happy  ..comunque, in subordine, mi fido della recensione di alalilla.Very Happy 
fradaga
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