Il Viaggio
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Il Viaggio
Mi porto dietro il mondo. Ancora non sono abituata. Ogni sfrecciare di cielo è come sette anni fa quando mi misi in volo per la prima volta.. Non lo toccai mai l'azzurro. E' questo il mio cruccio. Ne vidi distese da oblò di nuvole, ma più a lui mi avvicinavo più esso scappava. Eppure, quand'ero giovane mi dicevo che era un gioco da ragazzi toccarlo. Lo si poteva fare in ogni dove, talmente era vasto. Nel sudare là a sud, dove la povertà smagriva le figure delle forme in basso. O lassù nel gessato nord, inamidato d'arie fredde, dove le figure in basso ingrassavano le voci, Ed invece il cielo s'innalzavo su, a piramide. E quando intercettavi la punta, era solo una nuvola distratta, subito soffiata via da un impreciso ma puntuale vento. I primi tempi il – manca poco – era il mio grido di battaglia per conquistarlo
Poi ho scoperto che quel – manca poco – per toccarti, cielo, è una scommessa che ad ogni batter d'ali si rinnova e mi fa sentire vivo anche quando laggiù, il vociare si fa triste. Quel vociare che fin dall'inizio ha cullato i miei giorni. Lì su, in un angolo di mondo, mi sono affacciato. In un finire di tarda primavera. E per vent'anni vedevo sfrecciarmi la gente attorno, supportandomi. Tifando per i miei progresso da bimbo ad adolescente, fin all'imbocco d'essere uomo. Fu all'imbocco di quel viale che vidi quanto esso era alberato. Alberato di fiori che non conoscevo, ma che emanavano un intenso profumo di sentimento, lasciando a terra materassi di petali colorati. L'anima. Decisi di seguire quella catena di stati d'animo, Il viale si trasformò in treno. Gli alberi in ossigeno. L'ossigeno in fischi che annunciarono l'arrivo della locomotrice nella Città Eterna, lasciandomi dietro l'equilibrio precario delle certezze. Ah Roma. Cosa si può fare adesso, se non amarla, facendomi abbracciare dal Colosseo, trasportare del Tevere, violentare dai gradini di Piazza di Spagna che spazzano via ogni frammento della mia Piazza della Vittoria che puzza di taleggio?
E fu amore a cascata di neri capelli, a grappolo di bocca e seni da cui bevvi il succo che la leggerezza della vita a calici o a damigiane regala. Un viaggio.
Poi ho scoperto che quel – manca poco – per toccarti, cielo, è una scommessa che ad ogni batter d'ali si rinnova e mi fa sentire vivo anche quando laggiù, il vociare si fa triste. Quel vociare che fin dall'inizio ha cullato i miei giorni. Lì su, in un angolo di mondo, mi sono affacciato. In un finire di tarda primavera. E per vent'anni vedevo sfrecciarmi la gente attorno, supportandomi. Tifando per i miei progresso da bimbo ad adolescente, fin all'imbocco d'essere uomo. Fu all'imbocco di quel viale che vidi quanto esso era alberato. Alberato di fiori che non conoscevo, ma che emanavano un intenso profumo di sentimento, lasciando a terra materassi di petali colorati. L'anima. Decisi di seguire quella catena di stati d'animo, Il viale si trasformò in treno. Gli alberi in ossigeno. L'ossigeno in fischi che annunciarono l'arrivo della locomotrice nella Città Eterna, lasciandomi dietro l'equilibrio precario delle certezze. Ah Roma. Cosa si può fare adesso, se non amarla, facendomi abbracciare dal Colosseo, trasportare del Tevere, violentare dai gradini di Piazza di Spagna che spazzano via ogni frammento della mia Piazza della Vittoria che puzza di taleggio?
E fu amore a cascata di neri capelli, a grappolo di bocca e seni da cui bevvi il succo che la leggerezza della vita a calici o a damigiane regala. Un viaggio.
contepaolo- Messaggi : 6
Data d'iscrizione : 29.07.13
Re: Il Viaggio
secondo me dovresti elaborarla e farne una poesia paolo ...per me ne guadagnerebbe... molto bella come poesia..
fradaga- Messaggi : 139
Data d'iscrizione : 28.07.13
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